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Settembre 2013

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Rotary Bari Sud

La Tunisia oggi

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Carmen Russo

“Il Jihadista abita con noi”

“Il Jihadista abita con noi” è il titolo della relazione che il Cons. Dott. Carlo Maria Capristo ha tenuto durante la riunione organizzata il 2 febbraio 2015 presso l’Hotel Palace dal Rotary Club Bari Sud in Interclub con il Rotary Club Bari Castello, cui ha partecipato anche il Nostro Governatore Luigi Palombella. Dopo i saluti di rito alle Autorità (il Questore di Bari dott. Antonio De Iesu, il Comandante della Legione Carabinieri “Puglia”, Generale di Brigata Claudio Vincelli, nostro socio onorario, i PDG Riccardo Giorgino e Renato Cervini), ai numerosi soci e ospiti presenti, e le comunicazioni del segretario Gennaro Ranieri, la parola è passata al Presidente Francesco D’Alessandro per la presentazione e l’introduzione dell’Illustre Relatore.
Il termine Jihad deriva dalla radice araba J-H-D, letteralmente può essere tradotto come “sforzo necessario a raggiungere un obiettivo”, mentre secondo la definizione coranica significherebbe “fatica e impegno, interiore e materiale (riferimento al denaro), per la causa di Dio”. Il Dott. Capristo è entrato subito nel vivo dell’argomento della riunione rotariana.

Secondo quest’ultima interpretazione si possono ulteriormente distinguere tre diversi significati: lotta spirituale al fine di vivere nel migliore dei modi la fede islamica; lotta per costruire una buona società musulmana; atto “militare”, concesso però dalle sacre scritture islamiche del Corano solo come difesa del popolo musulmano.

In nessuna di queste definizioni rientra il concetto di “Guerra Santa” ossia di conflitto volto a convertire tutto il mondo (gli infedeli) all'Islam.

Tuttavia, la jihad nella sua accezione di espansione territoriale è sempre stata un aspetto centrale della vita musulmana: è così che i musulmani governarono gran parte della penisola arabica fin dalla morte del profeta Maometto, avvenuta nel 632, ed è così che un secolo dopo, i musulmani conquistarono una regione che andava dall’Afghanistan alla Spagna.

Successivamente, la jihad incitò e giustificò le conquiste musulmane di territori come l’India, il Sudan, l’Anatolia e i Balcani.

L’ampiezza di significato del termine Jihad è rimasto sconosciuto al mondo occidentale fino all’abbattimento delle Torri Gemelle di New York avvenuto l’11 settembre del 2001, quando è diventato di uso comune, per poi essere associato a tutta una serie di altri attentati violenti e terroristici in tutto il mondo (p.es. Londra 2005, Parigi 2014) rivendicati dallo Stato Islamico (anche detto ISIS).

Lo Stato Islamico, conosciuto anche come Stato Islamico dell'Iraq e della Grande Siria (ossia Stato Islamico dell'Iraq e al-Sham, ISIS), o Segretario Generale del califfato Islamico, ma anche Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL), è un gruppo terrorista - di matrice islamica - attivo in Siria e in Iraq il cui attuale leader, Abu Bakr al-Baghdadi, ha unilateralmente proclamato la rinascita di un califfato nei territori caduti sotto il suo controllo.

L’ISIS prende origine nel 2014, a seguito delle rivolte nate per contrastare il governo siriano presieduto da Bashar al-Assad, e riunisce in una sola entità le caratteristiche dell’esercito, delle modalità terroristiche, della fisicità del territorio in cui risiede e della struttura statuale.

Questo nuovo jihadismo è una rivoluzione dei giovani musulmani contro le élites musulmane tradizionali, che essi vogliono rovesciare per prenderne il potere, così da andare poi alla conquista del mondo.

L'ONU, alcuni singoli Stati e i mezzi d'informazione in tutto il mondo hanno esplicitamente fatto riferimento allo Stato Islamico come ad un’organizzazione terroristica.

Il Procuratore Capristo ci ha riferito che dal punto di vista politico l'ISIS è riuscito laddove gli altri gruppi fondamentalisti e del radicalismo islamico, per anni e anni, non erano riusciti, vale a dire a trasformare il radicalismo islamico in un'istituzione, il califfato, creando così uno stretto rapporto tra territorialità e identità: califfo e califfato. Non è dunque un caso che nella loro comunicazione politica utilizzino spesso l'espressione "Stato islamico" (in arabo al-Dawlah).

Il contesto di oggi è quello di un islam mondializzato, di un islam globalizzato che trascende le vecchie frontiere geografiche e che distrugge, spezzandolo, l'antico rapporto fra territorialità e identità, annunciando la fine delle nazioni.

Quando l'ISIS parla di un califfato mondiale, significa che il mondo intero, poco a poco, dovrà essere sottomesso all'islam.

Il jihadismo, quindi, è una nuova forma di terrorismo completamente diverso dalle tipologie a noi già note, perché non solo è di tipo situazionista (cioè sfrutta una determinata situazione in un contesto e in un momento preciso alla rivendicazione in nome di una ideologia o dell'indipendenza di una regione), ma è invisibile e, dunque, capace di reclutare un’infinità di adepti che sfuggono al controllo e alle schedature.

Non può dunque che inquietare, questo terrorismo, perché sta tutto nella manipolazione della paura e nella trasmissione dell’orrore, oggi mondialmente divulgati su Youtube.

Esiste dunque, nel jihadismo, un uso intenzionale della violenza, della minaccia della violenza, dell’esaltazione del terrore delle azioni.

Il dottor Capristo ha tenuto a specificare che non bisogna uccidere la speranza dei musulmani che vivono in Occidente, non bisogna cadere nella trappola di rivolgere la nostra rabbia contro tutti i musulmani, perché questa non è e non deve diventare una guerra di Religione.

Bisogna lottare contro il terrorismo, intraprendendo strategie antiterrorismo nell’ambito della sicurezza nazionale ed europea.

L'azione dell'Unione Europea si appoggia su strumenti specifici destinati a facilitare l'aiuto reciproco tra i servizi repressivi degli Stati membri, come Europol, Eurojust, il mandato di arresto europeo e le squadre comuni d'indagine (composte da responsabili delle autorità repressive dei vari Stati membri ed eventualmente di agenti di Europol).

In Italia è necessario potenziare i servizi di intelligence e favorire un serio programma di coordinamento e collaborazione fra i vari servizi di sicurezza dei diversi Paesi.

Occorrono misure per arginare uno dei fenomeni che generano maggiore allarmismo: i c.d. foreign fighters (ovvero i guerriglieri di ritorno dall’addestramento e in attesa di un segnale) ed è indispensabile che i cittadini si sentano parte della sicurezza comune diventando una sorta di “sentinelle civili”, segnalando alle Forze dell’Ordine comportamenti e movimenti strani senza farsi prendere dal panico.

L’ultima riflessione del Procuratore Capristo è stata per l’attacco “Charlie Habdo” e se la libertà di manifestazione del pensiero ha dei limiti e, nello specifico, se la libertà di satira si può spingere sino alla blasfemia.

Al termine della relazione sono intervenuti anche il Questore di Bari dott. Antonio De Iesu, e il Comandante della Legione Carabinieri “Puglia”, Generale di Brigata Claudio Vincelli, con delle osservazioni sulla tematica trattata.

È seguito un dibattito scaturito dai tanti interventi dei soci presenti e dalle risposte che il Dott. Capristo ha dato con grande generosità e in modo assolutamente esaustivo.

Ha concluso la serata di studio, conoscenza e formazione il D.G. 2120 Luigi Palombella, evidenziando preoccupazione per le giovani generazioni e collegandosi al tema della comprensione mondiale e della pace (cui il Sodalizio dedica il mese di Febbraio) e al problema scottante e consequenziale dell’immigrazione, che il Rotary italiano ha trattato a Marsala nell’ottobre scorso al Rotary Day Nazionale.

Uno degli obiettivi principali del nostro sodalizio è quello di “propagare la comprensione e la pace a livello internazionale, mediante il diffondersi nel mondo di relazioni amichevoli tra persone esercitanti diverse attività economiche e professionali, unite nel comune proposito e volontà di Servire”

È per questo che il Rotary presenta una struttura transnazionale e coopta i soci senza distinzione alcuna di natura etnica, religiosa o culturale.

Grande attenzione alla collaborazione, allo scambio tra i popoli, a favorire il difficile processo di integrazione e accoglienza, massimo impegno per portare la luce nelle zone di oscurità che ancora caratterizzano gran parte dei paesi del pianeta, intervenendo fattivamente nella vita quotidiana e con progetti di servizio, al fine di sanare le disuguaglianze che caratterizzano questa nostra epoca.

Carmen Russo

 

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Cons. Dott. Carlo Maria Capristo, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani

 

 

Carmen Russo

“Il fenomeno dell’immigrazione. L’accoglienza e le ripercussioni sull’ordine e sulla sicurezza pubblica”

Accoglienza calorosa e grande partecipazione per il Prefetto di Bari S.E. Antonio Nunziante, Illustre Relatore dell’Interclub con i Rotary Metropolitani, organizzato il 20 gennaio 2015 dal Rotary Club Bari, presso il Circolo Unione di Bari. Argomento trattato “Il fenomeno dell’immigrazione. L’accoglienza e le ripercussioni sull’ordine e sulla sicurezza pubblica”, che fa seguito all’incontro rotariano dello scorso anno con il Medesimo Ospite su “Sicurezza e legalità in tempo di crisi”. Antonio Nunziante ha ripercorso la Sua brillante carriera per ricordare gli eventi più importanti riferiti al fenomeno dell’immigrazione.

Ci ha riportato al periodo dell’arrivo della prima nave di profughi albanesi da Valona (la Vlora), quando Egli Stesso era funzionario in Prefettura con compiti assistenziali ad una nascente immigrazione, all’epoca il Prefetto di Bari era il dott. Nicola De Mari di Altamura e il Sindaco di Bari il prof. Dalfino.

L’improvviso arrivo dei tanti e numerosissimi profughi albanesi rappresentò un momento di grande emergenza che diede inizio alla vera protezione civile.

Tutta la città di Bari si mobilitò, così come altre città vicine, quali Monopoli, Barletta, Altamura, adoperandosi con impegno ed energia per assicurare assistenza ad oltre 1000 profughi assolutamente privi di ogni bene.

S.E. Nunziante ha ricordato la vivacità degli emiliani e la staticità di molte regioni del Sud , a cui va sicuramente riconosciuto il merito di una grande generosità.

Il Prefetto di Bari ha ribadito l’importanza del processo di integrazione degli immigrati con il rispetto della persona coniugato a quello della legge, ponendo l’attenzione sull’aspetto umano della problematica.

Il Rotary con i suoi principi fondamentali può e deve essere di aiuto nell’accoglienza degli Altri e nel supporto alle Istituzioni

Si sono avvicendati nel dibattito alcuni interventi dei presenti in sala, cui il dott. Nunziante ha risposto con molta disponibilità e cortesia.

Ha concluso una serata piacevole, motivata e soprattutto utile per senso civico e difesa del bene comune, il Nostro Lino Pignataro, Assistente del D.G. 2120 Luigi Palombella.

Nel suo intervento conclusivo Lino ha portato il saluto del Governatore, ha ricordato le parole dell’indimenticato Pasquale Satalino (fautore del dialogo interculturale e della cooperazione civile ed economica per i popoli del mediterraneo) e il grande valore che da sempre il Rotary e i Rotariani di eccellenza pongono alla comprensione reciproca, alla pace tra nazione e nazione, all’altruismo e all’accoglienza, a porgere una mano fraterna a chi è in situazione di difficoltà o proviene da paesi lontani e ostili.

 

Una menzione particolare è stata fatta per il bacino del Mediterraneo che in questo delicato momento storico rappresenta l’area più significativa per i fenomeni migratori e per interrogarsi sulle normative correlate, sui focolai di guerra, sulla salute del mare, sulla blue economy sui traffici e sulla rete dei porti, sulla protezione civile, sulla archeologia e su altre tematiche di interesse comune, proprio come è stato fatto lo scorso Ottobre a Marsala durante il forum rotariano dal titolo “Mediterraneo Unito”.

 

 Carmen Russo

Super User

"Il Sistema Abreu, la musica che salva. Un’Orchestra sinfonica alla Scuola Media Corridori"

Nella calda saletta del Palace Hotel – nostra sede abituale - questa sera un evento speciale, entusiasmante per molti versi, e certamente indimenticabile. Dopo un breve aperitivo rinforzato, il Presidente Francesco D’Alessandro ha aperto la serata col tocco lieve della campana. Notizie di segreteria comunicate all’oramai “”INEGUAGLIABILE”” – sotto molti aspetti – ma necessari alcune volte a smorzare i toni austeri delle riunioni rotariane, del Segretario Gennaro Ranieri.

Successivamente il Presidente ha presentato l’illustre Ospite e Relatore, M° Francesco D’Orazio, passandogli subito la parola.

Chi non è stato presente non ha potuto godere del progressivo piacere che ha pervaso tutti nel sentire il… “RACCONTO”… del M° D’Orazio.

L’assoluto silenzio ha sottolineato l’importanza e fascino dell’argomento; entusiasmante ed insieme commovente, quando e soprattutto si parla di bambini, e di bambini ultimi sulla Terra.

Ecco un’ampia sintesi del tema che è stato esposto fornitoci dallo stesso Relatore, che ancora ringraziamo.

‘EL SISTEMA’ IN VENEZUELA

 

Su iniziativa del Maestro José Antonio Abreu – direttore d’orchestra, ex Ministro della Cultura, candidato al Premio Nobel per la Pace - nasce circa 40 anni fa in Venezuela El Sistema de las Orquestas Juveniles e Infantiles allo scopo di creare un sistema integrato di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, che garantisca l’accesso gratuito e libero ai bambini di ogni ceto sociale.

El Sistema, che riunisce in 180 orchestre 350.000 bambini e ragazzi provenienti dai barrios più poveri del Venezuela, spesso con disabilità fisiche o psichiche, «mira ad organizzare sistematicamente l’educazione musicale e a promuovere la pratica collettiva della musica attraverso orchestre sinfoniche e cori come mezzo di organizzazione e sviluppo della comunità» (Fesnojiv).

Gustavo Dudamel, Diego Matheuz, Cristian Vàsquez, Dietrich Paredes sono alcuni dei celebri direttori d’orchestra che, formatisi grazie a El Sistema, testimoniano il grande valore di questa esperienza che si sta ormai affermando in tutto il mondo, dall’America Latina agli Stati Uniti, all’Asia, alla Nuova Zelanda e in gran parte dell’Europa.

 

IL SISTEMA DELLE ORCHESTRE E DEI CORI GIOVANILI E INFANTILI IN ITALIA

La musica in quanto efficace strumento di integrazione culturale e sociale e come modalità per lo sviluppo delle intelligenze dell’essere umano è la concezione alla base del Sistema delle Orchestre e dei Cori Giovanili e Infantili Onlus che, promosso da Federculture e dalla Scuola di Musica di Fiesole, nasce in Italia il 10 dicembre 2010 sull’esempio venezuelano. Il Sistema è’ presieduto da Roberto Grossi e ne sono Presidenti Onorari Claudio Abbado e José Antonio Abreu.

Volto ad offrire a livello nazionale l’opportunità di accesso gratuito all’educazione musicale per un numero sempre maggiore di bambini e ragazzi italiani – in particolare tra coloro che vivono in situazioni di disagio economico, fisico e sociale – il Sistema attiva, riconosce e sostiene le orchestre e i cori i cui scopi e le cui modalità didattiche si ispirino agli alti valori etici definiti anche nell’accordo siglato tra il Comitato italiano e quello venezuelano.

Nella nostra Puglia sono già 5 le città nelle quali operano in modo brillante “SISTEMA DI ORCHESTRE”

Una serie di interventi, hanno confermato l’ottima riuscita della “serata” con una platea partecipata, attiva e vivace.

 

A questo punto il Maestro D’Orazio ha eseguito di J.S. Bach , la Ciaccona in Re minore, BWV 1004.

 

La Ciaccona (Chaconne) per violino solo è il massimo monumento eretto da Bach ad una forma musicale diffusa in tutta Europa nei secoli XVII e XVIII., derivante da movimenti di danza di probabile origine iberica, strutturata come una catena di variazioni su un semplice basso in ritmo ternario. Le linee di demarcazione tra di loro sono labili e controverse. Eppure la Ciaccona si rivolge al violino, strumento eminentemente melodico e per sua natura non in grado di supportare da solo una parte di basso e di realizzare armonie.

Lunghi applausi hanno coronato, concluso e sigillato in modo indelebile la “serata” del nostro Club Bari Sud; uno splendido esempio di Service da non dimenticare, e che caldamente raccomandiamo ai futuri Presidenti.

 

Prima del tocco di campana il Presidente Francesco ha offerto un contributo in denaro da destinare al Service ”il Sistema Abreu, la musica che salva. Un’Orchestra sinfonica alla Scuola Media Corridori”; il M° D’Orazio ha ringraziato ed invitato tutti al concerto inaugurale che sarà debitamente preannunciato.

 

Quindi l’Ospite è stato omaggiato di un volume sulla nostra regione; foto ricordo della serata infine campana.

 

Mimmo Di Paola

Super User

Viaggio nel sud dell'India

Sono tornato da pochi giorni da un viaggio di lavoro nell’India meridionale, precisamente a Cochin una città di circa 600.000 abitanti, nello Stato Federale del Kèrala. Cochin, con la denominazione moderna, Kochi, è formata da due isole, di forma oblunga e disposte come due grandi navi una affianco dell’altra bagnate dal mare arabico, ad ovest della terra ferma. Su questa si espande Ernakulam, una più vasta area di città ricca di lagune, canali, torrenti, fiumi, distese di palme di noci da cocco. L’isola maggiore è un’area dedita soprattutto alla pesca e al turismo.

L’isola minore, Willingdon Island, è un’isola artificiale, creata nel 1936 dal britannico Lord Willingdon, che ne fu governatore. In quest’ultima è situato un grande e moderno porto commerciale ed un’importante base della Marina Militare (the Southern Naval Command). I militari che lavorano in questa base hanno a disposizione una vasta area recintata e protetta, fornita di scuole, centri sportivi, ospedali, abitazioni, un aeroporto militare, il porto e tutto ciò che occorre per essere autosufficienti e vivere insieme alle proprie famiglie. Nessuno può accedervi o scattare foto, se non munito di speciali permessi.

Sulla terra ferma, si specchia ad essa il Cochin Shipyard LTD, uno dei più grandi cantieri navali di tutta l’India, dove ho lavorato per il periodo in cui ho soggiornato. Qui Fincantieri partecipa alla costruzione della 1a portaerei Indiana interamente costruita in loco, la Vikrant, che vedrà il completamento e la consegna alla Marina Militare Indiana nel 2018.

Sono molte le aziende europee che partecipano al progetto. Questo perché l’India sta investendo notevoli risorse economiche in tecnologia ed addestramento del personale, ma non possiede ad oggi il know-how necessario per realizzarla.

Fincantieri fornisce tutta la linea propulsiva costituita da 4 turbine a gas da 134.400 CV (100,4 MW) totali complete di riduttori, linee d’assi, cuscinetti, mozzi elica ed elica a pale orientabili che consentiranno alla portaerei di viaggiare ad una velocità di 28 nodi (52 km/h).

Traducendo per i non addetti ai lavori, se con 3 kW diamo corrente ad un’abitazione civile standard, con un’analoga potenza delle 4 turbine possiamo illuminare una città di 33.000 abitazioni, ovvero, per una media di 3 abitanti ad abitazione ed un consumo medio di 1,5 kW/ora una città di 200.000 abitanti!

Altri numeri interessanti sono ad esempio che la sola elica ha un diametro di 6 m e pesa, insieme al mozzo, 60 ton, gli assi che collegano l’elica alle turbine hanno una lunghezza di circa 100 m e l’intera nave è lunga più di 260 m. Potrà ospitare 40 aerei e un equipaggio di 1400 persone.

Attualmente, sono iniziate le operazioni di allineamento, che prevedono di raggiungere una precisione su tutto l’asse, dalle turbine all’elica, dell’ordine del

centesimo di millimetro! Sono per questo stato inviato ad effettuare il controllo e la supervisione dei lavori, ed a illustrare loro le fasi successive.

Durante la mia permanenza in India ho pensato di contattare il presidente del Rotary Club”Cochin Central”, Mr. Bijoy Mathew, chiedendogli aiuto nell’indicarmi i luoghi migliori della zona dove eventualmente poter stazionare nei miei prossimi futuri viaggi di lavoro.

La disponibilità di Bijoy, ad una semplice mia telefonata, è stata a dir poco strepitosa.

Mi è venuto a prendere nel mio hotel con la sua auto e mi ha portato nella sua casa, presentandomi la moglie e le sue due splendide figlie, di 12 e di 16 anni. Bijoy abita con la sua famiglia in un grande appartamento al 12° piano di un prestigioso grattacielo ad est di Ernakulam, da cui si può godere di un panorama mozzafiato sull’intera città e del verde della fitta vegetazione di Cochin. Il grattacielo ha al suo interno una grande piscina, un fitness club ed una sauna ad uso esclusivamente privato.

La moglie, dolcissima e splendida in abiti indiani mi ha offerto un tè e degli ottimi dolci fatti in casa, le figlie, vestite in jeans e all’ultima moda si sono presentate con un inglese perfetto e velocissimo, e spiegandomi entusiaste tutto ciò che di bello può mostrare la loro città e i suoi dintorni. Ho ringraziato e continuo a ringraziare tutt’ora Bijoy per la disponibilità dimostrata in quella domenica pomeriggio. Ma non finisce qui, perché la sera stessa Bijoy mi chiama chiedendomi se ho voglia di relazionare al suo club sull’Italia e sulla situazione politico-sociale che l’Italia e l’Europa in genere stanno attraversando attualmente. Accetto molto volentieri ed il giovedì seguente sono al club a ricevere una calorosa accoglienza da parte di tutti i membri rotariani e a tenere la mia relazione, mettendomi a loro disposizione nel rispondere alle domande che numerose si sono susseguite. Non è mancata la domanda di cosa ne pensassi della vicenda dei nostri Marò, che per l'appunto sono stati arrestati dalla Marina Indiana nel porto di Cochin.

L’auditorio è diventato per un momento molto attento e silenzioso in attesa della mia risposta: “Penso che la cosa più giusta sia che una parte terza valuti e giudichi l’operato dei nostri Militari. Noi come Italiani difendiamo i nostri Marò, riteniamo che abbiano fatto il loro dovere e che debbano quindi essere reimpatriati al più presto, voi, difendete la vita persa dei due pescatori e il dolore delle loro famiglie. Credo quindi che la migliore scelta sia quella di affidare il giudizio ad un Tribunale Internazionale, estraneo a qualsiasi interesse di parte che approfondisca e valuti imparzialmente l’intera vicenda”. Applausi e sorrisi, meno male, è andata bene! Ma sicuramente sarebbe andata bene qualsiasi altra risposta avessi dato, visto la tolleranza per il pensiero altrui che hanno sposato tutti i membri del Rotary!

Bijoy, da ottimo presidente, mi ha fatto sedere accanto a lui di fronte a tutti i membri del club e alla fine della serata mi ha donato un simpatico pensiero per me e per mia moglie.

Il club è composto unicamente da uomini (ma ho visto in internet altri club rotariani indiani di genere misto), e una volta al mese si riunisce con tutte le famiglie.

Sono estremamente affascinati dalle bellezze del nostro Paese, e molti di loro sono venuti più volte in qualità di turisti o uomini d’affari. Ho ricambiato loro la disponibilità dimostrata nei miei confronti promettendo ospitalità nella mia casa in una futuro viaggio in Italia. La serata si è conclusa con uno scambio di una miriade di bigliettini da visita, strette di mano e promesse di rivederci, presto o tardi, in un Paese o nell’Altro.

Ho avuto conferma quindi di quanto effettivamente è grande il nostro Rotary e quante porte possono aprirsi nel Mondo con una semplice telefonata, all’insegna dell’amicizia più disinteressata e della grande cordialità ed ospitalità di tutti i suoi membri.

Mi accingo ora a descrivere meglio il luogo in cui sono stato, per chi ne fosse incuriosito.

Lungi da me aver capito in soli 15 giorni la cultura, gli usi ed i costumi Indiani, credo che ci vorrebbero svariati anni per comprenderli appieno, riporto solo le impressioni personali del mio primo viaggio in questo incredibile Paese.

L’India cresce oggi ad una media del 5% annuo. La maggior parte della popolazione parte da uno stato di povertà assoluta, tuttavia grattacieli di 20 e più piani spuntano dappertutto come funghi, la metropolitana messa in costruzione da appena un anno verrà completata tra soli due anni e solo a vederla si rimane stupefatti del lavoro svolto in così poco tempo: in Italia siamo abituati a vedere realizzate opere del genere in non meno di 10-15 anni!

Vi è ancora una cospicua parte della società che vive ancora in baracche non elettrificate e senza bagni. Il Governo Indiano sta finanziando a fondo perduto un contributo a chi volesse costruire un bagno nella propria abitazione.

Si trovano in ogni angolo mestieri oramai dimentichi e scomparsi qui da noi: l’ombrellaio (il riparatore di ombrelli), il ciabattino, il falegname, le sarte, il venditore di spezie o di saponi o di essenze artigianali.

E’ uso mangiare con le mani, più precisamente unicamente con la destra, essendo la mano sinistra ritenuta impura. Questa è una vera e propria tradizione locale che gli Indiani difendono (the Indian traditional way to eat), in quanto ritengono che per

gustare appieno il cibo bisogna anche saggiarlo attraverso in tatto. In Kèrala il cibo è come ci possiamo facilmente immaginare molto speziato e per lo più simile ai nostri riso e legumi o vegetali, comunque molto buono. A seconda del cuoco può essere più o meno piccante. Il pane (chapati) è sottile e morbido, non lievitato. Si mangia molta frutta, varie specie di banana, succhi e spremute e poi carne e pesce senza restrizioni. L’Indian Coffee è molto simile al nostro latte e caffè. I tè sono dei più svariati, ce ne sono innumerevoli qualità e differentemente trattati.

Relativamente al clima, in inverno scende intorno ai 22°C, in estate sale fino ai 38°C, ma è l’umidità che la fa da padrona oscillando spesso tra il 90 e il 99%. Nel periodo dei Monsoni che va da giugno ad agosto, piove a dirotto, una pioggia fitta e battente, molto simile alla doccia aperta nei nostri bagni, che dura per giorni e giorni ininterrottamente. La scuola inizia a Giugno anziché a Settembre, dopo la stagione estiva di Aprile e Maggio, periodo in cui il clima diventa davvero difficile da tollerare. La densità della popolazione è di 6000 persone a Km2 e ciò crea incessanti ingorghi nel traffico, a qualsiasi ora del giorno. Gli autobus, i camion, le moto sono tutti rigorosamente degli anni ’50. Il mezzo più usato dal turista per muoversi in città è il tuck-tuck, delle sorti di Api Piaggio modificate da taxi. Spesso si incontrano per strada mucche, capre, processioni religiose (con incluso gli elefanti), e non mancano manifestazioni operaie.

Il Kèrala infatti è uno stato che ha subito varie dominazioni e influenze (portoghese, inglese, olandese, e l’ultima russa). La dominazione russa, in particolare ha creato un prototipo di stato comunista, dove trovano tutt’ora spazio le varie istanze dei lavoratori e rendono, d’altro canto, il territorio avverso ad un libero sviluppo industriale: le multinazionali preferiscono infatti per tali ragioni evitare il Kèrala, propendendo per altri luoghi dell’India più malleabili nei loro confronti. Il comunismo ha poi creato una elevata percentuale di popolazione alfabetizzata, con scuole, istituti tecnici ed Università di Ingegneria e Legge molto efficienti e progrediti, rendendo di fatto questo Stato uno se non il più progredito e acculturato dell’India. Ultimamente però anche il governo comunista del Kèrala è dovuto scendere a patti con l’opposizione, patteggiando con essa per poter andare comunque avanti nelle riforme.

Una curiosità: in Kèrala è vietato l’uso dell’alcool, persino bere una birra a cena nei ristoranti! Tuttavia in alcuni luoghi è possibile ancora commercializzarlo. Lo Stato del Kèrala produce una bevanda alcoolica dalla fermentazione della noce di cocco, il Toddy, ed è l’unico alcool che al momento è possibile acquistare. Per gli anni a venire il Governo sta valutando un ulteriore inasprimento delle leggi.

Ci sarebbe da scrivere molto altro ancora, sulle particolarità di questo stravagante sub-continente in cui tutti gli eccessi convivono insieme in un inspiegabile equilibrio, in un melting-pot di culture, di lingue, di religioni, di costumi, di usanze, di colori, di eccessi, di estrema ricchezza ed estrema povertà, di una natura esplosiva e indomabile e pur tuttavia in perenne lotta di sopravvivenza contro la sua creazione

forse la più perfetta, l’essere umano, responsabile di continui ed efferati atti contro di essa.

Magari in un’altra occasione…

Antonio Negro

Super User

"Il sistema politico svizzero"

Il Rotary Club Bari Sud con tutti i Rotary Club Metropolitani e con i Rotaract Club Bari Agorà, Bari e Barialto Casamassima ha organizzato l’Interclub del 26 maggio 2014 con un Ospite Eccellente: l’Onorevole Hansheiri Inderkum, ex Presidente del Consiglio degli Stati della Svizzera. L’Illustre Relatore ha tenuto un discorso relativo al “Sistema politico svizzero”.

Dopo i saluti di rito del Presidente Giorgio Papa al Rappresentante del Consolato Svizzero a Bari, al Presidente del Tribunale di Matera dott. Giuseppe Attimonelli, al Governatore del Distretto 2120 Renato Cervini, all’Istruttore distrettuale PDG Titta De Tommasi, al PDG Riccardo Giorgino, all’Assistente del Governatore Vito Trojano e al Prefetto distrettuale Vincenzo Sassanelli, Autorità civili e rotariane che non sono potute mancare alla importantissima serata, e a tutti i Soci e i Presenti, la parola è passata all’On.le Inderkum.

L’Onorevole, accompagnato per l’occasione dalla moglie e dalla sorella, che per coincidenza si chiamano entrambe Elisabeth, ha iniziato la Sua relazione (che di seguito si riporta in forma ridotta per economie di spazio) menzionando preliminarmente alcune importanti dati e peculiarità relativi alla Svizzera.

“La Svizzera ha una superficie di soli 41.285 chilometri quadrati, con una densità di 200 abitanti per chilometro quadrato ed una elevata percentuale di stranieri pari al 29%. Il Paese, che è suddiviso in quattro regioni linguistiche e culturali (tedesca, francese, italiana, a cui vanno aggiunte le valli del Canton Grigioni in cui si parla il romancio), è una delle Nazioni economicamente più prospere al mondo.

La fondazione della Svizzera trae origine dal patto eterno del Grütli stretto nel 1291 dai tre Cantoni di Uri, Svitto e Unterwaldo con i rispettivi territori soggetti a dominio.

Nel 1848 nacque lo Stato federale che diede al Paese strutture costituzionali che, nel rispetto della pluralità culturale e linguistica, gettarono basi solide per la coesione del Paese e lo sviluppo del bene comune.

Politicamente la Svizzera è una democrazia rappresentativa che prevede diritti significativi per il Popolo ed il Paese regge bene con il suo sistema politico.

La partecipazione diretta del Popolo, non solo ogni quattro anni per le elezioni del Parlamento, ma anche per molti dossier importanti porta a una certa lentezza.

Non di rado serve più tempo per prendere le decisioni politiche rispetto a quanto sarebbe auspicato nella nostra epoca della velocità. D’altro canto però le decisioni politiche sono solitamente sostenute anche dal Popolo.

Per concludere desidero parlare di due ambiti problematici.

-          Il principio della concordanza, che ho menzionato in merito al Governo, al Consiglio federale, si ripercuote anche in Parlamento, quando le questioni fondamentali devono trovare la strada giusta da percorrere. Oggi spesso in politica succede che tra la sinistra, in particolare tra i socialisti, e la destra, in particolare i democratici di centro, si stringono alleanze inquietanti, sebbene entrambe le forze politiche siano rappresentate in Consiglio federale, dunque al Governo. Questo porta a vere e proprie situazioni di stallo.

-          Negli ultimi tempi sono diventate più frequenti le iniziative, che di fatto sono valide, perché non violano il diritto internazionale cogente. La loro applicazione è tuttavia problematica, poiché portano la Svizzera su un terreno difficile a causa delle implicazioni internazionali. L’esempio più recente è l’iniziativa popolare “Contro l’immigrazione di massa”, accolta con una maggioranza risicata lo scorso 9 febbraio, per chiedere che la Svizzera possa nuovamente decidere autonomamente in materia di immigrazione di stranieri, in particolare anche provenienti dall’UE, con i cosiddetti contingenti”.

Al termine della relazione l’On.le Hansheiri Inderkum ha risposto alle numerosissime domande dei presenti in sala.

La serata con l’Eccellente Relatore è stata anche l’occasione giusta per presentare un nuovo socio nel Rotary Club Bari Sud e perché l’Assistente del Governatore consegnasse ai Presidenti dei Club Rotary Metropolitani le borse di studio da dare ai bambini meritevoli.

Il nuovo socio, presentato dal caro amico Valentino Valentini, è il dott. Marco Ligrani, solare e brillante commercialista barese, docente nei corsi post-universitari, del quale sono state molto apprezzate, oltre alla luminosa carriera professionale e lavorativa, le Sue doti personali e umane in perfetta sintonia con i principi e le regole rotariane.

Tanti auguri e benvenuto a Marco nel Rotary Club Bari Sud.

Si è conclusa così una serata pregna di avvenimenti importanti e con Ospiti e Relatore di vera Eccellenza.

 

Carmen Russo

Super User

"Parole di musica e pace" - 20 gennaio 2014

 

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Lunedì sera al Palace Hotel di Bari, Vincenzo Sassanelli, insigne Rotariano, con estrema attenzione e grande sensibilità d’animo ha esposto ai soci e agli ospiti del Rotary Club Bari Sud e del Rotaract Club Bari e Bari Agorà una relazione di particolare livello storico-culturale e di grande coinvolgimento emotivo. “Parole e musica di pace” è una ricerca personale e raffinata delle parole (intese come citazioni e documenti storici) e dei brani musicali che hanno formato il Relatore, insieme alla sua generazione, sulla strada della pace. Vincenzo, socio del Rotary Club Bari, Prefetto del Distretto 2120, ha ricoperto numerosissimi incarichi distrettuali, insignito di ben nove Paul Harris Fellow, ha iniziato illustrando alcune fondamentali tappe storiche raggiunte dal Rotary in tema di pace, atteso che l’Associazione ha promosso da sempre la cultura della pace e unisce alle parole anche l’azione.

Già nel 1914 a Houston, con l’avvento della Prima Guerra mondiale, i delegati al congresso del R.I. hanno adottato una risoluzione “per organizzare un congresso internazionale per la pace”.

Nel 1922 l’Associazione ha sancito come proprio quarto obiettivo il “propagare la comprensione mondiale, la buona volontà e la pace mondiale, mediante il diffondersi (di tali ideali) nel mondo degli affari e delle professioni tra le persone unite dal comune spirito del servire”.

Nel 1940 all’Havana i Rotariani hanno adottato in sede di congresso del R.I. una nuova risoluzione, con la quale hanno identificato “la libergiustizia, la verità, la santità della parola data e il rispetto dei diritti umani come elementi vitali per la pace mondiale”, concetti questi che poi sono stati nel 1948 il fondamento della Dichiarazione universale dei Diritti umani.

Nel 1945 a San Francisco quarantanove rotariani hanno contribuito alla stesura dello Statuto delle Nazioni Unite.

In quell’occasione il Rotary è stato premiato con lo status di “Advicer” e Paul Harris ha detto che “l’amicizia e la tolleranza, principi fondamentali del Rotary, sono utili per la pace nel mondo”.

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A questo punto Vincenzo è entrato nel vivo dell’argomento, aprendoci lo sguardo sulle “parole di pace”: dall’art.11 della Costituzione italiana (“L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli…; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni…”), al discorso di insediamento del Presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini (“Si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, sorgente di vita…Questa la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire”), da Martin Luther King (“…trasformare le stridenti dissonanze della nostra nazione in una stupenda sinfonia di fratellanza…”) a Leopold Senghor teorico della “negritude” e fautore della corrente di pensiero dell’Umanesimo pacifico (“La spada noi la riporremo nella custodia della pace, perché il lavoro duro sarà la nostra arma vincente e il dialogo”), dall’operato di pace di U Thant, Segretario generale dell’ONU (è necessario “comprendere chiaramente il contesto in cui le forze dell’ONU operano… e il carattere nuovo e complesso delle operazioni di mantenimento della pace” un concetto che “si fonda sulla ragione, sulla cooperazione locale, sulla diplomazia, sulla buona fede, e non può né deve contare sulla forza armata, sulla potenza politica o sulla dominazione fisica o politica”) fino a Don Tonino Bello che esortava a diventare “Costruttori di pace”, ricordando il versetto: “il deserto diventerà un giardino… e la giustizia regnerà nel giardino... e frutto della giustizia sarà la pace” (Is. 32,15-17).

Siamo così arrivati alla “carrellata” delle “musiche di pace” che seguono anch’esse l’ordine cronologico degli eventi: “La Ballata degli eroi” di Fabrizio De Andrè (1961), ricorda il periodo in cui a Berlino i sovietici costruivano il muro; “Blowin’in the wind” di Bob Dylan (1963), la guerra del Vietnam, che faceva strage di una generazione di giovani americani e il movimento per i diritti civili trovava le sue prime forme di espressione; il musical “The Age of Aquarius”, rappresenta l'avvento di un'epoca nuova, di un periodo storico di cambiamento nel senso di libertà, comunicabilità, e armonia con la natura e l'ambiente; il gospel “We Shall overcome” di Joan Baez, una canzone pacifista che divenne un inno del movimento per i diritti civili negli Stati Uniti; e ancora “Mettete dei fiori nei vostri cannoni” dei Giganti (1967) a “Imagine”(1971) e “Give peace a chance”(1975), inni universali di pace e fratellanza,, entrambe di John Lennon; “Born in the USA” di Bruce Springsting (1984), un canto dolente sulla generazione dei reduci del Vietnam; “We are the world” (1985), una “antiwar song” scritta per raccogliere fondi da devolvere alla popolazione dell’Etiopia, afflitta in quel periodo da una disastrosa carestia.

Il Relatore ci ha fatto osservare che anche se i tempi non sono più quelli delle guerre sanguinose della prima metà del secolo scorso, e nemmeno quelli della guerra fredda, purtroppo in tante parti del mondo la pace è ancora molto lontana.

Ed è proprio per tenere alta l’attenzione e per scuotere le coscienze che Vincenzo ha scelto di far scorrere, su queste “musiche di pace”, le immagini delle atrocità che sono dirette conseguenze dei conflitti, “immagini che commuovono e graffiano l’animo di chi le guarda e ascolta le parole”, e fanno riflettere sul fatto che “fino a quando non ci sarà una vera giustizia sociale e ideologica, non potrà mai esserci una vera pace”.

Il tempo è volato e i pensieri conclusivi sono strettamente legati e connessi, con una circolarità perfetta, alle premesse degli ideali rotariani di pace.

La musica scelta per la conclusione è stata la poesia di Francesco De Gregori “La Storia siamo noi”.

La ballata è dolce e il messaggio che porta in sé è fortissimo tanto da essere più volte ribadito: siamo noi che vivendo e lavorando tutti insieme per il miglioramento della società possiamo superare ogni barriera.

“La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano”, ciò che di più terreno c’è al mondo, una verità semplice e vitale, presentata dalla metafora del vivere (“piatto di grano”).

La pace è stare insieme in armonia senza separarsi e l’invito finale, dunque, è quello di praticare solidarietà e pace.

Conclusa la relazione con un lungo e affettuosissimo applauso, Giorgio Papa, Presidente del Rotary Club Bari Sud, ringraziando e complimentandosi con Vincenzo Sassanelli per l’affascinante e toccante relazione, ha sottolineato il compito che spetta a ognuno di noi: portare pace e amore nei nostri cuori, per estenderli all’esterno nei confronti di tutti gli altri.

L’eccellente intreccio di parole e musiche sulla strada della pace, proposto dall’Amico Vincenzo, ci ha regalato una splendida serata di emotiva consapevolezza e di riflessione.

Grazie!

Articolo scritto dall'Avv. Carmen Russo

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