19 giugno 2023 – Le nuove frontiere del controllo preventivo antimafia: esperienze a confronto
La serata, un interclub con tutti i club metropolitani organizzata dal RC Bari Sud, ha visto la presenza di ospiti illustri, S.E. il dott. Guido Aprea, Prefetto di Massa Carrara e il dott. Giuseppe Antoci, già Presidente del Parco dei Nebrodi e Presidente onorario della Fondazione Caponnetto. Sua Ecc. la dott.ssa Antonia Bellomo, Prefetto di Bari, non ha potuto essere presente per problemi di famiglia ma dà appuntamento a tutti per una visita del bellissimo palazzo della Prefettura di Bari, per cui si offre lei stessa di farci da guida.
Il saluto del Presidente Toni Aprea non è stato esente da una certa commozione, perché la riunione si è anche configurata come un ricongiungimento familiare, vista la presenza dell’On. Valentina Aprea. Ha inoltre letto il ricchissimo curriculum dei due ospiti cercando, per quanto possibile, di riassumere le cariche, le onorificenze, i percorsi dell’uno e dell’altro relatore.
Il primo intervento, di S.E. Guido Aprea, si è configurato come un intervento storico che ha ripercorso le modalità di nascita dei sodalizi criminali che chiamiamo “mafie”, a partire dagli anni che hanno seguito l’Unità d’Italia e dalla comparsa di quella che è conosciuta come la “questione meridionale”. Le mafie sono nate in contesti in cui le istituzioni erano assenti; durante il Fascismo il prefetto Mori tentò di estirpare la Mafia soprattuto in Sicilia. La sua attività, tuttavia, si limitò alla parte armata e militare del sodalizio criminale senza essere capace di toccare invece la cultura che sosteneva questa realtà.
Le mafie si configurano come una realtà diversificata: piramidale la mafia siciliana, familiare la n’drnagheta calabrese, fatta di gruppi diversi spesso in guerra tra loro la camorra campana. Il vincolo criminale è talmente forte che dalla mafia si esce collaboratore di giustizia o morto. Le mafie hanno una loro previdenza parallela rispetto a quella dello Stato, che si occupa di pagare la formazione dei ragazzi, di sostenere le famiglie degli affiliati in carcere. Si tratta dunque di un fenomeno complesso, che non può essere sottovalutato e da cui nessuna porzione di territorio è esente. Contro questa realtà la legge Rognoni-La Torre ha toccato i patrimoni delle mafie, toccando i soldi e dunque la linfa vitale che permette alle mafie di sostentarsi.
La mafia si è evoluta: non si tratta più di criminalità rurale (come lo era una volta la mafia foggiana); oggi ci si muove in contesto internazionale chiedendo aiuto anche alle mafie estere (mafia cinese, mafia albanese, ecc.). Guido Aprea ha poi parlato della legge Antimafia del 2011, la migliore legge del mondo; ha parlato delle modalità e delle restrizioni quando per esempio si deve sciogliere un comune per mafia. Ha ricordato che a volte le mafie sono subdole, si presentano in giacca e cravatta, per cui è difficile discernere.
La sua conclusione ha identificato l’elemento più importante per opporsi alle mafie ovvero la consapevolezza. Insieme con l’educazione alla bellezza, alla cultura, alla conoscenza, la consapevolezza, come ricordava Falcone, è la sola cosa che può aiutarci a combattere la mafia.
A seguito di questo intervento accurato e profondo, Giuseppe Antoci ha trascinato il pubblico in un vortice di emozioni e di vera e propria passione per la legalità, per la lotta alle mafie e alle ingiustizie. Già in apertura ha messo in guardia il pubblico sulla ‘liquidità’ delle mafie, che si adattano al contenitore: se c’è un terremoto la criminalità si improvvisa costruttrice, se c’è una possibilità nello smaltimento di rifiuti, le mafie si specializzano in quell’ambito ecc. La migliore norma per opporsi alle mafie, prima di tutte le leggi antimafia è la Costituzione.
Le mafie hanno due complici: uno è il silenzio e l’altro la connivenza. La paura è un sentimento che chi combatte la mafia conosce bene, un sentimento con cui si impara a convivere. Ma più forte della paura è il senso dei valori, la volontà di potersi guardare allo specchio ogni mattina, certi di aver fatto il proprio dovere. Abbassare la testa, essere conniventi, significa morire ogni giorno.
Occorre difendere le norme, occorre combattere per ricordare tutte le persone che sono morte, tutti gli eroi silenziosi che sono capaci di tenere la barra dritta sui valori. Anche perché quando si uccidono queste persone si creano semi, si creano radici.
Un bell’intervento di pancia, informato e commovente al tempo stesso, che ha toccato il cuore di tutti i presenti con il racconto di aneddoti, da quello della piccola Aurora Cannolicchio morta a 10 anni ad Aversa, avvelenata dai rifiuti tossici, alla testimonianza di Luciano Traina, fratello di Claudio Traina morto tra gli uomini della scorta di Borsellino, e a quello a Tina Montinaro, moglie (non vedova) di Antonio Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone morto nella strage di Capaci. In conclusione, se ci si chiede se vale la pena tutto questo sforzo, questo rischio, la risposta è si.
La serata è stata seguita anche da un breve e denso dibattito oltre che da un lunghissimo applauso per i due interlocutori. Mai come questa sera l’idea dei valori, che il Rotary ha sempre sostenuto, ha trovato una sua collocazione nella dinamica politica, legislativa e culturale che ha attraversato la storia del nostro paese negli ultimi decenni.
La riunione ha concluso, prima della Festa d’estate di lunedì 26 giugno, l’anno di Presidenza di Toni Aprea. Direi che mai come in questa riunione il percorso della bellezza, tema dell’anno di Toni Aprea, ha trovato la sua degna conclusione in un contesto di comportamenti dal profondo valore educativo e sociale, nel ricordo di eroi che hanno cambiato la visione delle mafie nel nostro paese, rendendoci tutti protagonisti di una reazione sociale alla criminalità che dura ancora oggi.
Titti Cavallini