20 gennaio 2020 “Come vivere il Rotary: di quale Rotary vogliamo far parte”
Alle 11 di sera, di lunedì, siamo ancora tutti seduti nella sala degli specchi al Palace Hotel. Nessuno è andato via. Nessuno si alza. E’ una di quelle serate che vorresti non finissero mai.
Il tema è molto “appealing”, visto che da molti soci viene spesso la richiesta di serate dedicate all’informazione e alla formazione rotariana, e viene trattato in maniera mirabile dai tre relatori, l’Istruttore Distrettuale e PDG Giovanni Lanzillotti e i componenti della Commissione Distrettuale per la Formazione Angelo Di Summa e Cettina Piacente.
Tema comune delle varie relazioni l’importanza della formazione nella vita di un rotariano, come condizione necessaria per vivere la quotidianità in accordo a quelli che sono i principi ispiratori del Rotary. A questo proposito, non è mancato un richiamo alle origini del Rotary e alle idee di Paul Harris e dei suoi primi amici rotariani, vicine al pragmatismo americano ed espressione di una concezione calvinista che considera il profitto come legittima aspirazione e la ricchezza come segno della benevolenza divina (all’inizio del novecento il motto del Rotary era “He profits most who serves best” sostituito molti anni dopo da “Service above self”).
Oggi purtroppo, come sottolineato da Angelo Di Summa, ci si perde spesso dietro ad una sorta di perbenismo di facciata, che porta ad evitare di parlare di alcuni argomenti solo per timore di urtare suscettibilità o di alimentare discussioni che possano creare divisioni e attriti.
Essere rotariano, invece, comporta anzitutto l’accettazione di chiunque sia portatore di ideologie o di religioni o di modi di essere diversi dai propri. Ecco dunque l’importanza di “formare” i rotariani, come ben sottolineato dal caloroso intervento di Cettina Piacente, così da non dimenticare mai il significato e il valore di quella spilletta che con orgoglio portiamo sul petto.
Francesco Giordano
Non è mancato, come di consueto, l’apporto dei soci presenti. Particolarmente apprezzato il richiamo del socio fondatore Pietro Izzo a non perdere di vista il concetto di altruismo.