Nel mirabile contesto dell’audiorium La Vallisa il prof. Giandomenico Amendola, già ordinario di Sociologia Urbana nella Facoltà di Architettura presso l’Università di Firenze, ci ha intrattenuto sul tema “Noi e gli altri: riflessioni sulle città a partire da alcuni straordinari dipinti”.
Attraverso l’analisi dell’opera di Pieter Brueghel del 1563 “La Torre di Babele”, il relatore ci ha condotti dalla biblica Città di Babele alla Città dei nostri giorni.
La città nasce grazie ad un patto tra diversi. La vicenda di Babele e della sua torre spezzata è in questo senso esemplare.
La Genesi racconta che alcune Tribù di nomadi decisero di fermarsi e di costruire una città, della quale il simbolo sarebbe stata la più alta delle torri.
Dio, considerando questo un peccato di orgoglio, confuse le lingue e bloccò la costruzione della città, facendo quindi delle differenze un problema determinante. Non riuscendo a gestire le differenze, la città si dissolse prima ancora di nascere. Il messaggio di questo racconto è che la città che non riesce a gestire le diversità è una città destinata a morire.
Il Prof. Amendola enfatizza ancora gli affreschi dell’“Allegoria del buon governo” dipinti nel 1338 da Ambrogio Lorenzetti sulle pareti del Palazzo Pubblico di Siena. Questi sono oggi ritenuti il primo esempio del piano regolatore di una città: accanto al trono del Potere c' è quello, più piccolo, della Giustizia, e al di sopra di tutto viene rappresentata la Securitas, personificata in un angelo sul cui cartiglio sta scritto: “senza paura, ogn' uom franco cammini”.
Partendo da altri straordinari dipinti, il relatore affronta tematiche che sono alla base di un buon governo delle nostre Città, quali i progetti condivisi, la realizzazione di piani strategici che mettano in primo piano il coinvolgimento dei cittadini, la sicurezza e la necessità di buone regole per vincere la paura.