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“Rotary Day: 110 al servizio dell’umanità”

In occasione del 110° anniversario della fondazione del Rotary International i cinque Clubs Metropolitani hanno organizzato lunedì 23 febbraio 2015, presso il Circolo Unione di Bari, una riunione celebrativa impreziosita dalla relazione di altissimo profilo tenuta dal Prof. Riccardo Giorgino, Past Governatore e Presidente dei PDG del Distretto 2120. Antonella Calderazzi, Presidente del Rotary Club Bari, ha salutato tutte le Autorità rotariane, i PDG Ranieri, Volpe, Titta De Tommasi, Mario Greco, Renato Cervini, il Segretario distrettuale Vito Valente, Lino Pignataro, Assistente del Governatore, i Presidenti dei Clubs baresi che sedevano al tavolo del Relatore, i Ragazzi del Rotaract e dell’Interact, tutti i Soci e i numerosi Ospiti intervenuti. La parola è subito passata all’Illustre Relatore che, per carriera professionale e qualità morali di gradissimo livello, è stato sapientemente introdotto e presentato dalla Presidente Calderazzi quale Stella Polare del Sodalizio.

Di seguito viene pubblicato integralmente il testo della relazione del Prof. Giorgino di contenuti elevati e significativi, atti a sottolineare la storia e l’operato di servizio del Rotary in tutto il pianeta.

 

 

“Il Rotary a 110 Anni dalla Nascita: tra idealità e iniziative filantropiche”

Riccardo Giorgino relatore

La ricorrenza dell’anniversario della nascita del Rotary (110 anni dalla fondazione) offre la occasione per un richiamo ai principi che ne sono a fondamento e per rinnovare l’impegno a testimoniarli quotidianamente nella vita.

La conoscenza della sua storia e dei successi conseguiti serve a rinvigorire il nostro entusiasmo e la nostra partecipazione alle attività del Club, del Distretto, del Rotary internazionale nel suo complesso.

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Innanzitutto, un preciso riferimento al tempo in cui il Rotary nacque e allo spirito e alle motivazioni per cui ebbe vita.

Nel 1896 Paul Harris iniziò ad esercitare la professione di avvocato a Chicago.

Il momento storico era tra i più delicati: si erano appena spenti i bagliori della guerra di secessione che avevano illuminato sinistramente la storia americana; negli agglomerati urbani e rurali l’uomo viveva al ritmo delle macchine chiuso negli opifici, nelle aziende, nelle fabbriche; i sentimenti venivano sacrificati sull’altare del successo e del benessere; si andava affermando una borghesia assetata di potere. Scopo della vita era emergere, farsi una posizione; l’avere prevaleva sull’essere; quello che contava era il profitto ad ogni costo, anche calpestando i diritti altrui. Una solitudine profonda avvolgeva gli uomini e soffocava tutti gli aneliti dell’anima.

Paul aveva ricevuto in famiglia nel New England, nella valle del Vermont in casa dei nonni, una formazione limpida e rigorosa; forti erano in lui l’amore per la vita e per il prossimo, l’importanza dell’istruzione, il perseguire nobili ideali. Aveva imparato da ragazzo a essere tollerante nei confronti di tutte le fedi religiose e politiche, a non essere troppo critico verso le opinioni degli altri, qualunque esse fossero. Sentiva la solitudine, avvertiva un grande bisogno di amicizia.

Nell’estate del 1900 Paul Harris fu invitato a pranzo da un amico avvocato che abitava a Roger Park, alla periferia di Chicago. Durante una passeggiata pomeridiana entrarono in diversi magazzini e negozi di vario genere e, ad ogni visita, il suo amico lo presentò al proprietario. Rimase molto colpito dal fatto che il suo ospite aveva, tra i commercianti del quartiere, molti amici che chiamava per nome. Egli, invece, con i suoi clienti aveva soltanto rapporti di lavoro, ma non relazioni cordiali stabili; si chiese se non si fosse potuta instaurare anche con loro, o almeno con alcuni di essi, una relazione amichevole duratura.

In lui si fece strada l’idea di uno strumento che confortasse la solitudine e fosse foriero di bene. Perché non creare nella grande Chicago un’associazione che raggruppasse persone di diverse professioni, senza restrizione di fede religiosa o idee politiche, in un assoluto rispetto delle idee altrui? Chi doveva farne parte?

Pensò a un gruppo di uomini di affari legati dall’amicizia che si sarebbero aiutati reciprocamente e pensò anche che a ciascuno sarebbe derivato un particolare vantaggio dal fatto di essere l’unico rappresentante della propria attività commerciale o professionale. Una cosa era certa: tutti dovevano avere la propensione all’amicizia.

Non agì di impulso; passarono mesi e persino anni. Il periodo di gestazione fu di cinque anni.

Alla fine, la sera del 23 febbraio del 1905, organizzò un incontro con tre giovani uomini di affari. Erano presenti i suoi amici: Sylvester Schiele, commerciante di carbone, Gustav E. Loehr, ingegnere minerario, e Hiram E. Shorey, sarto. La riunione si svolse nell’ufficio di Loehr, la stanza 711 dell'Unity Building di Chicago.

La riunione fu vivacizzata dal racconto di esperienze personali. Paul Harris spiegò gli scopi generali del suo progetto: cooperazione reciproca e amicizia informale, come quella che tutti avevano vissuto nei rispettivi villaggi di origine.

Schiele fu eletto primo presidente.

Nacque così, nel 1905 a Chicago, una delle prime organizzazioni di servizio della storia: non per «rappresentare la società dal punto di vista sociale, religioso o razziale», scrive Paul Harris, ma per affermare il grande valore dell’essere insieme, in una Società che tendenzialmente migrava verso l’individualismo, per diffondere elevati standard etici e promuovere la comprensione, la solidarietà, la pace.

Nella seconda riunione fu presentato Harry Rugles, lo stampatore che svolse un ruolo importante nel Club di Chicago; fu sua la proposta che si cantassero gli inni prima della riunione.

Durante il terzo incontro Paul Harris suggerì diversi nomi possibili per il nuovo Club. Il termine Rotary incontrò il favore unanime dal momento che gli incontri si tenevano a rotazione in diversi hotel e ristoranti; e fu adottato.

Il progetto originario del Club prevedeva la rotazione dei luoghi di riunione, della presidenza e perfino dei soci. Questi potevano essere iscritti soltanto per un anno (questa disposizione fu un espediente per assicurare la frequenza; si ritenne che l’interesse per il Club sarebbe rimasto costante se la continua appartenenza fosse stata assicurata dalla reiscrizione). I soci venivano multati di 50 cent per la mancata partecipazione alle riunioni e non venivano prese in considerazione giustificazioni. Il ricavato delle multe servì a pagare tutte le spese di gestione del Club. Fu deciso, altresì, il logo rotariano: una ruota dentata come simbolo dell'attività professionale.

I primi quattro rotariani provenivano da diverse Nazioni, appartenevano a diverse confessioni religiose e rappresentavano diverse professioni. Perché?

L’appartenenza limitata ad un solo rappresentante di ogni mestiere o professione avrebbe contribuito, secondo Paul Harris, a «formare una comunanza congeniale fra gli appartenenti, non avrebbe suscitato gelosie professionali, avrebbe incoraggiato l’assistenza reciproca, stimolato l’orgoglio per la propria occupazione e allargato la propria mente e la solidarietà nei confronti della realtà, dei successi e dei problemi di altre occupazioni».

«Ogni rotariano - diceva - rappresenta un anello di congiunzione tra l’idealismo del Rotary e il suo mestiere o la sua professione». L’appartenenza al Rotary impone, infatti, l’obbligo di farsi portavoce degli ideali e dei principi del Rotary, di diffonderli e farli accettare da tutti coloro che svolgono, al di fuori del Rotary, la stessa professione contribuendo in tal modo a realizzare più alti standard professionali.

Alla fine del 1905 i soci del primo Rotary Club erano diventati 30. Nello stesso anno l'aiuto per le persone meno fortunate venne ritenuto un'importante finalità della vita rotariana. Curiosa è la prima attività benefica intrapresa: la costruzione di un servizio igienico pubblico sulla piazza del municipio di Chicago.

Dopo che il Club di Chicago ebbe raggiunto un notevole sviluppo, all’inizio del terzo anno Paul Harris fu designato alla presidenza. Iniziò il lavoro con tre distinti obiettivi: incrementare la crescita del Club di Chicago, estendere il movimento ad altre città, aggiungere agli obiettivi del Club anche quello del servizio di pubblico interesse.

Tra il 1905 e il 1910 sorsero negli Stati Uniti molti altri Club rotariani.

Fu deciso allora di raggruppare i Club esistenti in un Organismo che non soltanto si sarebbe fatto carico di espandersi ulteriormente, ma avrebbe altresì curato lo scambio di informazioni tra i Club. Ogni Rotary Club adottò le proprie deliberazioni e si stabilì che queste venissero discusse in una Convention finalizzata al rafforzamento dell’Organizzazione e al sostentamento di una Associazione nazionale dei Rotary Club col vincolo del sostegno morale e finanziario.

Il 15 agosto del 1910 ebbe luogo a Chicago il primo Congresso del Rotary; alla fine di tre giorni Paul Harris venne eletto Presidente della nuova Organizzazione e con lui fu eletto un Comitato centrale di nove dirigenti in rappresentanza di altrettanti Club. Paul Harris fu rieletto Presidente nella seconda Convention svoltasi a Portland, nell’Oregon, nel 1911. E anche nel secondo anno di presidenza si dedicò alla espansione piuttosto che alla elaborazione di una filosofia più compiuta del movimento. Nel 1912, alla terza Convention di Duluth nel Minnesota, abbandonò la sua creatura al suo successore; si era reso conto che le energie stavano per esaurirsi. Continuò tuttavia ad occuparsi delle vicende del Rotary, a studiare le possibilità di espansione, a scrivere ogni tanto articoli e a “servire” nel modo più discreto possibile.

Nel 1911 entra, nella definizione del Rotary il termine servire (service) con le sue implicazioni e il suo significato e la definizione viene modificata in “organizzazione di uomini di affari e di professionisti al servizio degli altri”.

Il concetto originario del Rotary è stato in seguito ampliato con una vera e propria formulazione dei suoi ideali e dei suoi obiettivi, ma quello dell’amicizia intima e informale resta l’ elemento vitale della sua struttura.

Questa è la storia del perché e del quando.

Dal 1905 a oggi il Rotary è cresciuto nella sua dimensione e nella sua articolazione.

Nel 1912 nacque il primo Rotary Club al di fuori degli USA a Winnipeg (Manitoba, Canada); seguì nel 1917 l’istituzione di un Fondo di dotazione, precursore della Fondazione Rotary; nel 1922 il nome venne cambiato in Rotary International in quanto si erano costituiti Club Rotary nei cinque Continenti; nel 1933 fu formulata dal Rotariano di Chicago Herbert J. Taylor la “prova delle 4 domande”; nel 1945 la Carta delle Nazioni Unite a San Francisco (California, USA) venne redatta con il contributo di quarantanove Rotariani (i Rotariani sono stati non solo testimoni ma anche, in alcuni casi, protagonisti dei principali eventi della storia!); nel 1962 fu costituito il primo Club Interact a Melbourne (Florida, USA) e nel 1968 il primo Club Rotaract a Charlotte (Carolina del Nord, USA); nel 1989 il Consiglio di Legislazione, in un mondo nel quale le professioni erano quasi esclusivamente riservate agli uomini, aprì il Rotary alle donne (oggi rappresentate per il 19,65% nel Mondo, in Italia per il 13,94%). Dopo il crollo del muro di Berlino e la dissoluzione dell'Unione Sovietica sono stati fondati numerosi Rotary Club nell'Europa orientale e centrale, tra cui il primo Club russo, costituito nel 1990.

La cronologia dell’espansione del Rotary è senz’altro uno dei capitoli più interessanti della sua storia, ma bisogna dire che lo sviluppo dei suoi ideali e delle sue attività è andato di pari passo. I fatti hanno sempre preceduto le parole. Solo dopo che il Rotary aveva reso servizi in un’infinità di forme diverse, la parola “servire” , con tutti i suoi vari significati ed implicazioni, è stata scritta nel piano del Rotary.

Oggi il Rotary è presente in circa 200 paesi e regioni geografiche, i Club sono oltre 34.739 (in Italia 838) e i Distretti 538 raggruppati in 34 Zone. La nostra organizzazione conta oggi 1.216.439 milioni di soci.

Da un gruppo locale, riunitosi nella città di Chicago con scopi di mutua assistenza ed amicizia, il Rotary è ormai diventato un’organizzazione di ampiezza internazionale e di indiscutibile nobiltà di intenti.

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Due i percorsi seguiti dal Rotary fino dalla fondazione: quello delle idealità, cioè dei valori, e quello filantropico.

Lo stile di vita che il Rotary definisce è fondato principalmente su due valori: l’amicizia e l’etica professionale.

L’amicizia è «una forza evangelizzante, la roccia su cui è stato costruito il Rotary - diceva Paul Harris. Non è pensabile che l’amicizia possa trovare limite nei confini di una nazione, di una fede religiosa o di un credo politico; l’amicizia amplia gli orizzonti e rende dolce la vita».

L’amicizia raggiunge il più alto livello nel Rotary quando due persone, accomunate in un’unica causa, generano, insieme, felicità per gli altri. In questo senso “l’io e il tu” si incontrano e diventano un “noi” solidale, unanime e fraterno.

Il Rotary si fonda sui valori della amicizia per realizzare la principale finalità: il servire.

Fin dalla fondazione Paul Harris cercò di affrontare il problema etico. Nel primo numero di The Rotarian scrisse un suo vero e proprio manifesto del rotarianismo, intitolato “Rational Rotarianism” in cui fa chiarezza sulla conflittualità che si era creata tra i soci dei Club per la mescolanza degli affari con le attività civiche e la buona amicizia.

Anche i motti rotariani proposti in quegli anni risentono un po’ di questa conflittualità. He profit most who serves best fu il motto creato da Arthur Frederich Sheldon durante la Convention di Portland (Oregon) del 1911 ad indicare, anche se può sembrare strano, che chi si adopera al meglio al servizio degli altri può trarne il massimo beneficio per sé stesso. Nella stessa Convention, tuttavia, Paul Harris invitò sul palco Frank Collins, presidente del Rotary club di Minneapolis, che propose, tra l’entusiasmo dei presenti, il motto del suo Club Service, not self che diventò poi, con qualche modifica nella Convention del 1950 a Detroit, Service above self.

Il service above self impone, per servire la Società, di improntare la propria attività professionale a un’etica che non privilegi mai l’interesse personale.

«Il Rotary, scriveva ancora Paul Harris, non è una religione, né un surrogato della religione.  È nato dagli impulsi religiosi nella vita moderna, specialmente nel mondo degli affari e nelle relazioni internazionali. Nell’arco della mia vita, le pratiche negli affari sono cambiate e l’influenza del Rotary è stata avvertita in modo particolare in questo campo».

Di qui la finalità di «informare ai principi della più alta rettitudine la pratica degli affari e delle professioni, riconoscere la dignità di ogni occupazione utile e far sì che essa venga esercitata nella maniera più degna quale mezzo per servire la società».

Il to serve deve coniugarsi con l’attenzione al contesto umano e geografico nel quale ciascun Club, e ciascuno di noi, opera. Il servizio alla Comunità e il continuo sforzo di soluzione di problemi irrisolti e sempre più urgenti deve impegnare la vita dei Club e di ciascun rotariano.

Nel Congresso del 1915 a San Francisco, fu adottato un codice di Etiche Deontologiche Professionali; in seguito furono tenuti incontri riguardanti lo sviluppo di standard e di conoscenze basate su tale codice.

Nel 1943 i rotariani ebbero uno strumento che li aiutò a raggiungere gli obiettivi della azione professionale allorchè il Consiglio di Amministrazione del R.I. approvò, il codice etico denominato 4-way test, elemento primario dell’ideale di azione rotariana.

The 4-way test (prova delle quattro domande) fu ideato da Herbert J. Taylor, un rotariano di Chicago (che divenne Presidente del Rotary internazionale nel 1954-55).

La intuizione di Taylor è del 1932 e il testo nella sua formulazione attuale è stato adottato dal Rotary internazionale nel 1943.

- ciò che penso, dico, faccio risponde a verità? (filosofia della trasparenza),

- è giusto per tutte le persone coinvolte? (logica imprenditoriale),

- contribuirà a creare un clima di benevolenza e amicizia? (amicizia),

- sarà utile per tutte le persone coinvolte? (competenza professionale)

Il test non dà risposte; pone domande a ciascuno di noi. La risposta che noi diamo consente di migliorarci continuamente come genitori, come amici, come cittadini se applichiamo il test non solo nelle relazioni professionali ma anche a casa, nella società, nella comunità in cui viviamo. La domanda è se quello che facciamo nella nostra vita di lavoro, quello che diamo nei nostri rapporti con gli altri è tutto quello che è possibile fare o dare con calore umano o non è soltanto pratica di routine.

Da questa configurazione della azione professionale discendono due momenti: quello della “responsabilità” di ciascuno di noi nei confronti della Società e quello della “soggettività sociale” del Rotary, ovvero l’essere noi un unico soggetto che lavora per la Comunità.

Nel corso degli anni (1928, 1954, 1989, 1998, 2004) sono stati proposti numerosi codici etici che a volte hanno creato situazioni di crisi con altre istituzioni (nel 1928 con la Chiesa di Roma che si affiancò al Fascismo nel determinare la chiusura dei Club Rotary in Italia!).

In sostanza, tutti caratterizzano la divisa morale che dovrebbe guidare ogni rotariano: il distintivo che portiamo sul risvolto della nostra giacca non sia tanto quello della appartenenza, ma quello della testimonianza della nostra particolare e specifica attitudine al servizio, individuale e associativo.

L’ideale (rotariano) del servire inteso come motore e propulsore di ogni attività sopravvive per la solidità dei suoi valori: amicizia-solidarietà, etica e responsabilità nella pratica degli affari e delle professioni.

°°°°°

Il Rotary si è affacciato al XXI secolo con un rinnovato impegno nel far fronte ai bisogni della società.

Fin dalla sua fondazione si è impegnato nella difesa dei diritti dell’uomo (contenuti nella Dichiarazione della Assemblea delle Nazioni Unite del 1948) con progetti che concretizzano la sua vocazione di solidarietà e di attenzione al miglioramento della qualità di vita; e persegue la finalità di contribuire, interpretando il senso della storia, a realizzare la pace e la comprensione tra i Popoli.

I progetti del Rotary internazionale riguardano, da alcuni anni e in maniera prioritaria, l’alfabetizzazione, l’acqua, la fame, la salute. In questi settori i successi sono stati numerosi grazie alla Fondazione Rotary che, sorta nel 1917, si è sviluppata in una delle più possenti istituzioni del mondo intese a promuovere il servizio umanitario e le buone relazioni fra tutte le Nazioni.

La Fondazione Rotary è una Associazione senza fini di lucro. Le somme versate sono utilizzate «….per, e solamente per, scopi filantropici, assistenziali, educativi o altre attività benefiche, progetti o istituzioni del Rotary Internazionale».

In tutti questi anni, attraverso i programmi realizzati soprattutto grazie al Programma 3H (Health, Hungry, Humanity), lanciato negli anni 80 in occasione del settantacinquesimo anniversario del Rotary, sono stati erogati importanti contributi per finanziare progetti destinati a combattere la fame, migliorare la salute, affermare valori umani e sociali; in definitiva, per favorire la pace nel mondo.

Se la concezione del Rotary è una concezione personalistica (in quanto tra i suoi principi di base vi è la considerazione, il rispetto e la valorizzazione della persona) essa è al tempo stesso umanitaria e sociale. In questo senso le finalità del Rotary si concretizzano e si materializzano attraverso la Fondazione, la quale è lo strumento che interpreta il sentimento di amicizia che pervade il credo rotariano e si traduce in solidarietà comune a favore della comunità di cui facciamo parte.

Il 1° luglio 2013 è entrato in vigore per tutti i Distretti il Piano di Visione Futura che ha cambiato radicalmente le modalità che in passato regolavano le attività della Fondazione.

L’adozione di questo piano ha la finalità di esemplificare programmi e procedure, di migliorare l’impiego delle risorse, di trasferire le decisioni a livello locale al fine di favorire una più ampia integrazione partecipativa, di rendere obbligatorie le regole di gestione amministrativa.

Le sovvenzioni della Fondazione Rotary finanziano, su richiesta dei Distretti, programmi educativi (squadre di formazione professionale, borse di studio) e progetti umanitari.

I progetti umanitari coniugano la volontà di servire con la volontà di contribuire alla crescita di una società civile e si collocano in sei aree di intervento (pace e prevenzione/risoluzione dei conflitti, prevenzione e cura delle malattie, acqua e strutture igienico-sanitarie, salute materna e infantile, alfabetizzazione ed educazione di base, sviluppo economico e comunitario).

Il Programma Polioplus è un programma, umanitario, costruito per migliorare la salute e dal 1985 rappresenta il progetto distintivo del Rotary.  È finalizzato alla vaccinazione contro la poliomielite e alla sua eradicazione in tutto il mondo attraverso la “mobilizzazione sociale”: settori pubblici e privati, migliaia di volontari impegnati nella campagna di vaccinazione.

Il Rotary ha iniziato la battaglia contro la poliomielite nel 1985; allora erano 350.000 le persone, soprattutto bambini, che venivano ogni anno colpite dal morbo in 125 Paesi. Il Programma fu definito Polioplus perchè faceva parte di una più vasta strategia delle cure sanitarie elementari EPI (Expanded Program on Immunization) della Organizzazione Mondiale della Sanità aventi lo scopo di migliorare la salute dei bambini e di ridurre la mortalità infantile per malattie prevenibili con la vaccinazione (oltre alla poliomielite, la difterite, la pertosse, etc.).

Il ruolo primario del Rotary è stato, fin dall’inizio, la raccolta di fondi, la sensibilizzazione e la mobilizzazione di volontari.

All’azione del Rotary in questa battaglia si sono aggiunti, a partire dal 1985, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, la Bill § Melinda Gates Foundation, l’ONU, l’UNICEF, diversi Governi.

Dal 1985 circa 2 miliardi di bambini sono stati vaccinati, con un impegno economico di 1,3 miliardi di dollari e umano di numerose ore di volontariato.

I casi di poliomielite sono diminuiti di oltre il 99%. Vi sono ancora tre Paesi in cui la diffusione del virus della poliomielite non è stato ancora arrestato: Afganistan, Nigeria e Pakistan. Questo 1% è quello più difficile da combattere per una serie di fattori: isolamento geografico, scarse infrastrutture pubbliche, conflitti armati, barriere culturali.

Il Consiglio centrale del R.I. aveva fissato il traguardo del 2005 (anno della ricorrenza del Centenario della Fondazione del Rotary) per immunizzare tutti i fanciulli del mondo e liberarli definitivamente dalla poliomielite. Le previsioni non sono state purtroppo rispettate. Oggi l’impegno per la eradicazione della poliomielite è l’obiettivo filantropico prioritario del Rotary che rappresenta l’elemento catalizzatore della Global Polio Eradication Initiative che mira a eliminare la malattia virale in tutto il mondo entro il 2018. Questa iniziativa è oggi riconosciuta in tutto il mondo come un modello esemplare di cooperazione tra il settore privato e quello pubblico nel perseguimento degli obiettivi umanitari.

Tutti i Paesi trarranno beneficio da un mondo senza poliomielite e saranno davvero al sicuro solo quando questo morbo sarà debellato. Dopo circa trenta anni il traguardo appare ora più vicino. La eradicazione completa della poliomielite dal globo terrestre è una vittoria per la salute (sarà la seconda malattia dopo il vaiolo a essere debellata per sempre).

Per questo il Presidente del Rotary internazionale, Gary C.K. Huang, ci chiama a uno sforzo ulteriore, ci sollecita a un particolare impegno.

°°°°°

Tutto questo dà significato al nostro essere insieme, è il senso della nostra appartenenza al Rotary.

La nostra partecipazione deve essere, pertanto, una partecipazione responsabile. La responsabilità deve partire da quello che ciascuno di noi fa quotidianamente per coloro che sono più vicini (il prossimo) ma deve, nell’era della globalizzazione, naturalmente rivolgersi anche a chi è lontano, a chi non conosciamo. Tutto quello che noi siamo o possediamo non è solo un privilegio da conservare ma una risorsa da condividere con gli altri.

La grande famiglia rotariana - senza frontiere, senza una cultura unica e fatta di uomini di diverse nazionalità - ha la speranza di realizzare una vita migliore per le nostre famiglie e per i nostri figli, una migliore educazione, migliori condizioni di vita e un mondo in cui tutti potranno nutrirsi.

La povertà rappresenta uno dei maggiori problemi di questa società; non si connota più per la sola mancanza di risorse finanziarie ma per un insieme di condizioni che formano “un gomitolo di pesantezza che avvolge le persone”. «Non possiamo lasciare - ha affermato p. Erny Gillen, presidente di Caritas Europa - che nessuno scivoli nella spirale della povertà e della solitudine: la questione è affidata alla responsabilità della Comunità umana». È affidata, anche attraverso i programmi della Fondazione, a noi rotariani.

E la pace, in sostanza, non potrà regnare fino a che la povertà e la fame non saranno debellate.

°°°°°

Nel Prologo alla Mia strada verso il Rotary (1948) Paul Harris si pone la domanda: Che cos’è il Rotary? «È più semplice enumerare ciò che il Rotary fa, piuttosto che dire cos’è….. Il Rotary è una forza di integrazione in un mondo dove prevalgono, anche troppo, le forze di disintegrazione. Il Rotary è il microcosmo di un mondo in pace, un modello che le Nazioni dovrebbero seguire».

 

Accendiamo, quindi, la luce del Rotary. Che illumini il percorso fino alla meta: l’intesa e la pace mondiale.

La prevenzione dell’ictus: "Why Rotary No-ictus sc...
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